Una serata per riflettere insieme
Venerdì 16 febbraio ore 20.30 – Aula Magna scuola media Maffei
Associazione Genitori I.C.S. e I C1
presentano
Bullismo che fare?
Il bullismo è un fenomeno molto diffuso tra i ragazzi dagli 11 ai 17 anni, con punte più alte tra i giovanissimi di 11 – 13 anni, come riportano i dati dell’indagine CENSIS 2016. Più della metà dei ragazzi di questa età subisce una qualche forma di prepotenza o abuso una o più volte al mese, e la percentuale è più alta nel caso delle ragazze.
Gli atti di bullismo si differenziano dal semplice scherzo. Hanno delle caratteristiche molto specifiche: l’intenzionalità del gesto, la persistenza e la durata nel tempo, la disparità di rapporto tra chi lo fa e chi lo subisce, la solitudine in cui viene a trovarsi la vittima. Avvengono di solito all’interno del gruppo. Il bullo è al centro dell’ammirazione di altri ragazzi che lo assumono a modello, mentre le sue vittime tendono ad essere isolate. Proprio per la realtà di gruppo che la caratterizza, la scuola è l’ambiente più interessato dal fenomeno.
Essa si trova così a rivestire un ruolo centrale di responsabilità nel monitorare, segnalare, ma soprattutto prevenire gli episodi di bullismo. Insieme alla scuola però, la famiglia deve imparare a leggere i messaggi spesso “muti” che i ragazzi mandano per esprimere il disagio che stanno vivendo. Un improvviso calo nel rendimento scolastico, il rifiuto di andare a scuola, una insolita chiusura in sé stessi e il ritiro dalla consueta vita sociale devono attirare la nostra attenzione. Allo stesso modo dobbiamo preoccuparci degli atteggiamenti di spavalderia, della mancanza di sensibilità verso gli altri, di espressioni di aggressività.
Se non è sempre bene drammatizzare, non è sicuramente utile minimizzare con espressioni tipo “sono cose da ragazzi”, perché il rischio è quello di giustificare comportamenti che feriscono la dignità dell’altro. Il nostro ruolo di adulti, genitori, insegnanti, educatori è di vigilare e comunicare in modo coerente e fermo tra noi e con i ragazzi, facendoli sentire sostenuti e protetti, perché spesso anche il bullo ha bisogno di essere protetto proprio dal suo atteggiamento aggressivo e irrispettoso.
Dobbiamo insegnare loro che tutte le azioni hanno delle conseguenze, aiutarli a riflettere su di sé, ad assumersi la responsabilità del proprio comportamento, ma soprattutto a rispettare sempre l’altro.
Natalia Sorrentino, psicologa e psicoterapeuta