Sarà un Natale diverso, come diciamo e leggiamo da tempo ormai.
Con qualche perdita in più, un po’ più da soli, un po’ più in sordina. Sta passando un anno che è stato davvero duro per tutti da tanti punti di vista. La pandemia si è rivelata un evento traumatico, e come tutti gli eventi traumatici ha sollecitato risposte estreme in un senso o nell’altro: ci siamo scoperti più solidali e bisognosi di vicinanza, ma allo stesso tempo sono emersi egoismo e rabbia.
Sono stati stravolti i nostri riti, le nostre abitudini, le nostre relazioni. Abbiamo dovuto trovare nuovi modi di stare insieme senza stare vicini, di lavorare, studiare, fare la spesa, fare sport.
Abbiamo dovuto confrontarci con la malattia e le perdite, imparando a fare a meno dei riti collettivi di elaborazione del lutto, con tutte le conseguenze emotive che ciò ha comportato e probabilmente comporterà ancora nel tempo.

Abbiamo dovuto imparare a stare insieme alla nostra famiglia più tempo chiusi nelle nostre case, e se per alcuni è stato salutare ritrovare spazi e tempi da condividere, per altri è stato conflittuale e distruttivo. In molti hanno avuto e avranno bisogno di sostegno per ricostruirsi e ricostruire.
Abbiamo provato ansia, paura, perdita di controllo. Ci siamo sentiti in balia del virus, ma anche delle istituzioni, sulle quali abbiamo scaricato la nostra rabbia e impotenza.
Abbiamo negato la realtà. O abbiamo provato ad interpretarla e darle significato, talvolta in modo logico, più spesso affidandoci a teorie strampalate ma per certi versi rassicuranti.
Perché è questo di cui ha bisogno l’essere umano: dare senso alle cose e sentirsi al sicuro.

Possiamo imparare da tutto questo, se abbiamo voglia di concentrarci sul futuro e tornare a progettare. A partire dal fatto che, se non possiamo avere controllo su ciò che accade, abbiamo però controllo sulle nostre reazioni e sulle nostre risposte agli eventi.
Possiamo affrontare i problemi concentrandoci sulle nostre risorse, più che sulle difficoltà. Questo ci farà sentire capaci.
Possiamo ridefinire valori e priorità della nostra vita.
Possiamo coltivare la flessibilità e la capacità di vedere le cose in prospettiva diversa per affrontarle in modo più funzionale ed adattivo.
Possiamo chiedere aiuto (farlo è sinonimo di competenza e forza, non di debolezza).
Possiamo dare aiuto (l’altruismo è sano prima di tutto per chi lo pratica).
Possiamo provare ad osservare le regole, soprattutto quelle sociali, anche se non sempre le condividiamo. Ci danno equilibrio e contenimento.
Possiamo infine accettare che questo Natale sarà diverso, ma sarà comunque Natale.
Auguri di cuore a tutti
Natalia Sorrentino

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