Buongiorno dottoressa,
sto vivendo malissimo questa quarantena che a casa nostra si sta rivelando sempre più un inferno non voluto. Io e mio marito eravamo in crisi già prima che scoppiasse l’emergenza e stavamo valutando cosa fare per arrivare ad una soluzione che fosse la più indolore possibile per tutti. La vita di tutti i giorni, con i ritmi quotidiani, tra lavoro e gestione dei figli (ne abbiamo due, di 16 e 12 anni), ci permettevano di “sopportarci” senza troppa insofferenza reciproca.
Da quando è iniziata la quarantena è precipitato tutto. Siamo tutti e due persone civili, ma le incompatibilità tra noi si stanno ingigantendo, ogni minimo pretesto è capace di farci saltare i nervi e ridurre quella poca tolleranza reciproca rimasta. Fatichiamo sempre più a controllare l’insofferenza e anche se tratteniamo le parole ( non sempre…), i nostri sguardi e i nostri gesti lasciano trapelare l’irritazione che abbiamo l’uno per l’altra.
Quello che mi preoccupa è soprattutto l’effetto che questo comincia ad avere sui nostri figli, che ci osservano. A volte provano anche a intervenire prendendo le mie difese, cosa che irrita ancor di più il papà e quello che poteva essere un aiuto, fa precipitare ancor di più la situazione. Non posso fingere che vada tutto bene con mio marito, nemmeno per amore dei figli. Ma questa “guerra” più o meno fredda continua non la reggo più. Cosa posso fare?
Serena V
Sappiamo che se c’è qualcosa su cui questa situazione avrà effetto nel bene e nel male sono le relazioni familiari. Equilibri precedentemente costruiti su distanze – vicinanze “regolamentate” dai ritmi quotidiani (scuola, lavoro, hobby, sport..), sono improvvisamente saltati, costringendoci a stare molto di più insieme in uno stesso spazio. È noto che la lunga permanenza fianco a fianco, senza possibilità di “vie di fuga”, tende ad aumentare i livelli di aggressività. Laddove le cose hanno sempre funzionato, si potrà forse passare per qualche momento di irritazione e insofferenza, facilmente superabile. Dove invece le relazioni erano già critiche, la conflittualità può diventare esplosiva. Ciò che conta in questo caso è proteggere i minori presenti che, come ha ben detto lei in chiusura di lettera, ci osservano.
Talvolta noi adulti lo dimentichiamo e pensiamo che i nostri figli non si accorgano di ciò che succede loro intorno, presi come sono dalle loro vite. In realtà i figli respirano la nostra aria, sorridono se noi sorridiamo, si inquietano se noi siamo inquieti, diventano ansiosi se tra noi circola rabbia. E per quanto noi siamo attenti alle parole, se l’atmosfera si impregna di negatività, i figli la assorbono.
Non possiamo cercare alibi, difendendo la libertà di espressione, non in questo caso. Dobbiamo invece monitorare attentamente le nostre reazioni e i nostri atteggiamenti. Certo non possiamo provare emozioni positive verso il nostro partner, se non c‘è più spazio per esse, ma possiamo impegnarci per creare un’atmosfera equilibrata e quanto più possibile serena, in cui i ragazzi (che già stanno vivendo un grosso cambiamento nelle loro vite), possano sentirsi sicuri.
Non è necessario stare sempre nella stessa stanza, non è necessario criticare sempre ciò che fa (o non fa) l’altro, è possibile invece lasciar cadere provocazioni e discorsi che ci trascinano su una brutta china. Ci sarà il tempo per riaffrontare le criticità e i problemi. Ricordiamoci che, se non abbiamo controllo sulle nostre emozioni, abbiamo però il controllo delle nostre reazioni e dei nostri comportamenti. E che la serenità e la sicurezza emotiva dei nostri figli sono la nostra prima responsabilità. E chissà che magari questo esercizio di autocontrollo non posa essere di aiuto anche a noi per le nostre relazioni future.
In caso di difficoltà estrema a gestire il tutto, è comunque possibile rivolgersi ad un servizio psicologico, che anche in questo periodo, continua a funzionare per supportare le situazioni di vulnerabilità (anche telefonicamente o online).
Natalia Sorrentino, psicologa e psicoterapeuta
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